Il 14/15 maggio si sono tenuti due degli eventi conclusivi del progetto BRAT - Balkan Route: Accoglienza in Transito – AID 012590/02/7, finanziato dall’Agenzia Italia per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), che si concluderà tecnicamente però solo a fine dicembre 2025.
Due le attività realizzate a Bihać, una mostra interattiva per sensibilizzare la popolazione locale sui temi della Rotta Balcanica e una conferenza con i principali partner e stakeholder del progetto.
La prima è stata un'esperienza interattiva e immersiva creata per promuovere l'empatia e una profonda comprensione della difficoltà migratoria, che ha portato i visitatori a conoscere le fasi del percorso della Rotta Balcanica dalla Turchia fino alle porte dell’Unione Europea: un percorso articolato in tappe e prove da superare che ha fatto vivere alcune delle emozioni che le persone in movimento vivono durante il loro percorso, incontrando trafficanti di esseri umani, forze dell’ordine, faccendieri di vario tipo che hanno fatto percepire come si possa essere depredati della propria dignità umana e dove tutto ha un prezzo, e questo prezzo va pagato sempre.
Un vero e proprio gioco di ruolo dove i visitatori hanno assunto l’identità di persone in transito, conoscendo solo alla fine quale fosse la loro vera storia, non sempre con un lieto fine.
La seconda invece, una conferenza dal titolo “BRAT – Balkan Route Accoglienza in Transito: presentazione dei risultati di progetto”, dove i protagonisti, oltre ai partner di progetto Caritas Italiana, Croce Rossa Italiana, Caritas BiH, Croce Rossa BiH e Emmaus, sono stati i principali stakeholder con i quali è stato possibile realizzare il progetto.
La conferenza si è aperta con il benvenuto da parte del sindaco di Bihać, Elvedin Sedić per poi lasciare la parola a Elma Selman, OIM – Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, Almin Imamović , Servizio per gli affari con gli stranieri, e di Mustafa Pašalić, Ministero della Sicurezza - Settore Asilo.
A rappresentare l’Italia e le sue istituzioni erano presenti S.E. l’Ambasciatrice d’Italia a Sarajevo Sarah Eti Castellani e Mersiha Behlulović di AICS Tirana, sede di Sarajevo.
Dopo gli interventi inziali, i partner hanno tratteggiato una panoramica delle attività di progetto e dei risultati raggiunti evidenziando i molteplici ambiti d’intervento, dalla formazione, all’accoglienza, dagli interventi di soccorso lungo la rotta alle attività psicosociali sviluppate all’interno dei centri di transito, fino alle forme alternative di accoglienza per i minori non accompagnati. Proprio nel pomeriggio la discussione si è spostata su “Minori non accompagnati e risposte sistemiche”, con un approfondimento sulla protezione e le sistemazioni alternative. Diversi i contributi in merito con la partecipazione di Alma Ćatović-Adilović di UNICEF, Mirsada Poturković del Centro per l'assistenza sociale del Cantone di Sarajevo, Mirela Šuman di Caritas Svizzera in BiH, con la moderazione di Tarik Smailbegović, Consigliere del Ministro federale del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Mersiha Behlulović ha sottolineato come “in un contesto complesso e in continua evoluzione come quello migratorio in Bosnia ed Erzegovina, il progetto BRAT ha saputo distinguersi come un’iniziativa concreta, strutturata e multisettoriale. […] Un modello che ha messo al centro la convivenza e la coesione sociale, con un'attenzione particolare ai soggetti più vulnerabili. Come Cooperazione Italiana, siamo orgogliosi di aver sostenuto un progetto che ha saputo unire il livello operativo e quello politico, rispondendo alle urgenze del presente con una visione orientata al futuro. Un progetto che ha rafforzato ulteriormente relazioni tra persone, istituzioni e comunità.”
Il progetto BRAT - Balkan Route: Accoglienza in Transito – AID 012590/02/7 è un'iniziativa triennale promossa da IPSIA in ATS con Caritas Italiana e Croce Rossa Italiana, avente come partner locali Caritas BiH, la Società di Croce Rossa della BiH ed Emmaus, ponendosi come obiettivo di contribuire a facilitare una migrazione ordinata, sicura e responsabile nel paese. Interviene nelle tre aree del paese maggiormente interessate dal flusso migratorio: il Cantone di Tuzla, il Cantone di Sarajevo e il Cantone di Una Sana al confine con la Croazia. Informazioni dettagliate sul sito www.ipsia-acli.it
IPSIA in Bosnia Erzegovina è presente nel territorio del cantone dell'Una-Sana fin dal 1997 con interventi immediatamente successivi al conflitto e strettamente connessi alla ricostruzione di abitazioni danneggiate dalla guerra, l’assistenza psicopedagogica alle vittime di guerra e la costruzione di impianti sportivi. Negli anni a seguire i progetti si sono rivolti principalmente allo sviluppo sociale con una forte attenzione ai giovani tentando di dare forma alla ricostruzione del tessuto economico tramite supporto al turismo locale. A partire dal 2018 IPSIA è intervenuta nell’ambito della migrazione lungo la Balkan Route sia con interventi umanitari che di supporto psico-sociale mantenendo una forte attenzione al tema dell’inclusione nella comunità locale, alla sensibilizzazione delle giovani generazioni, la promozione del volontariato, in linea con quanto da sempre fatto in questo contesto.