Eccoci arrivati al mese di marzo!
Dopo aver affrontato il freddo inverno bosniaco, ci stiamo avvicinando alla primavera: la neve poco alla volta si scioglie, compaiono i primi fiorellini, le giornate si allungano e il cielo è più blu; ciò nonostante fa sempre freddo, e uscire senza 40 strati di vestiti addosso è impensabile!
Il paesaggio che offre la Una (fiume di Bihac) è meraviglioso, non a caso i Romani la denominarono così proprio perché Unica nel suo genere! I locali hanno un rapporto molto affettuoso con questo fiume e c’è chi già approfitta del marzuolo meteo per godersi in totale relax il lungofiume in compagnia di un buon libro e una tazza calda di tè, c’è anche chi, invece, è più avventuriero e impaziente di aspettare l’estate e si butta nel gelido fiume per allenarsi al kayak o al rafting.
Con l’avvicinarsi del bel tempo si avvicinano anche gli arrivi delle persone in transito. Se fino ad ora ai campi di accoglienza per i migranti di Lipa e Borici era quasi come se tutto fosse congelato e sospeso, con più o meno le stesse persone in attesa, poche partenze e pochi arrivi; ora, invece, c’è un ricambio veloce dei beneficiari, anche se i numeri sono ridotti, probabilmente perché le rotte di transito sono cambiate.
Secondo l’ultimo “situation report”di IOM pubblicato il 24 marzo, il numero dei posti occupati al campo di Lipa è pari a 132 in confronto a una capienza massima 1512 posti, mentre al campo di Borici sono 107 i posti occupati rispetto a una capienza massima di 580, il tempo di permanenza delle persone in transito è di circa una settimana ai rispettivi campi. La maggior parte delle persone in transito provengono dall’Afganistan, Marocco, Cuba e Pakistan. Nonostante quest’ultimi provengano da diversi paesi,abbiano diverse culture e parlino anche lingue diverse, è sempre emozionante vedere come all’interno del social café interagiscono tra di loro creando delle micro comunità multietniche di solidarietà e collaborazione. Il Social café è un luogo paradossale, in un posto che è altrettanto paradossale, ed è proprio lì che l’umanità si perde e si riacquista allo stesso tempo.
In questo mese di marzo abbiamo organizzato uno “special event”: MasterChef! Un contest sulla pizza migliore, con tanto di giuria e premio! Il tutto terminato con tavolate di pizza a buffet, musiche, danze e clima di festa. Inutile dire si sono divertiti molto e tutti! Non è la prima volta che organizziamo un MasterChef, l’ultima volta è stato questa estate, e non si limitava solo alla pizza, ma alla ricreazione del piatto tradizionale più buono. A dire la verità fu molto difficile decretare il migliore, perché tutti i piatti erano molto buoni! E fu così che sulla tavola avevamo piatti dal Pakistan, Afghanistan, Mali, India, Burundi e Ghana,e tutt’intorno persone pronte a condividere cibo e sorrisi.
Non voglio dilungarmi nel parlare delle difficili condizioni di vita all’interno del campo, delle vite personali e i turbamenti delle persone in transito, né da cosa scappano e perché scappano, né dei loro diritti quotidianamente calpestati o delle violenze che spesso subiscono: sarebbe un tema troppo vasto e forse non ne sarei nemmeno in grado, ma è chiaro che in un contesto del genere, uno sguardo, un sorriso e un gesto di cura possono significare tanto per chi ha già avuto una vita travagliata.
Questo a testimonianza del fatto che per lo star bene delle persone non basta soddisfare i bisogni primari, ma ci vuole molto altro…