"Il piacere dei banchetti non si deve misurare dalle squisitezze delle portate, ma dalla compagnia degli amici e dai loro discorsi." — Marco Tullio Cicerone.
Il cibo ha sempre rappresentato il cuore pulsante della socializzazione umana. In molte comunità, noi italiane lo sappiamo bene, condividere un pasto non è solo un atto di nutrimento, ma un momento importante che consolida legami, tramanda tradizioni e costruisce identità collettive.
Al campo di Lipa, in occasione dell'Iftar, il pasto serale che interrompe il digiuno durante il Ramadan, abbiamo organizzato un'attività di cucina collettiva. Insieme agli ospiti del campo, persone in movimento provenienti da diverse terre, abbiamo preparato dolci da servire all'Iftar ufficiale, un evento che ha visto la partecipazione di tutte le organizzazioni operanti nel campo. Il workshop è stato realizzato con l'aiuto di un amico argentino di noi volontarie, che di professione fa il cuoco.
Le cucine collettive, da tempo silenziose e inutilizzate, hanno ripreso vita. Il tintinnio delle pentole, il profumo degli ingredienti e le risate condivise hanno riempito l'aria, trasformando lo spazio in un luogo di cura e resistenza. Cucinare per sé e per gli altri è diventato un atto di riappropriazione dell'autonomia, un modo per sfidare un regime alimentare uniformato e lontano dalle specificità culturali di ciascuno.
Andrea Perin evidenzia come il cibo sia stato storicamente utilizzato per stabilire distinzioni sociali, ma al contempo rappresenti un potente strumento di condivisione e uguaglianza. L’autore sottolinea come, attraverso la preparazione e il consumo collettivo dei pasti, si possano creare legami comunitari e promuovere valori di solidarietà e mutualismo. L'atto di cucinare insieme, quindi, non è solo un gesto quotidiano, ma diventa una dichiarazione politica e culturale contro l'isolamento e l'omologazione.
Il cibo è memoria, è radice. Ricordare e preparare le proprie tradizioni culinarie rafforza il senso di appartenenza e identità. Nonostante le variazioni dell'ultimo minuto, il menù finale dell'Iftar ha incluso riso con latte, torta al cioccolato e macedonia di frutta.
Durante la preparazione, abbiamo scoperto che il riso con il latte è un dolce semplice presente in molte culture. In Bosnia, è noto come sutlijaš; in Afghanistan, una variante simile è chiamata sheer khurma, sebbene tradizionalmente preparata con vermicelli, in Argentina arroz con leche buono per molte occasioni. Questa scoperta ha illuminato i fili invisibili che intrecciano le nostre storie, rivelando somiglianze laddove le differenze sembravano dominare.
La cucina collettiva non solo ha riportato in vita valori e gesti menzionati qui sopra, ma ha anche svelato elementi comuni tra culture diverse. Attraverso il semplice atto di cucinare insieme, abbiamo rafforzato l'umanità condivisa che ci unisce, oltre le frontiere e le lingue. Ma soprattutto dopo nove mesi in questo campo ci siamo finalmente seduti vicini e abbiamo mangiato assieme sullo stesso tavolo, con lo stesso cibo.
[1] articolo su "Le Cucine del Popolo", pubblicato su "Umanità Nova"