Quest’anno l’equinozio d’autunno non ha rappresentato solo la fine di una semplice estate per Claudia, Elena, Federica e Irene, le quattro nuove operatrici di Servizio Civile presso la sede di IPSIA a Bihać, capoluogo del cantone Una-Sana a nord-ovest della Bosnia Erzegovina. Il 21 settembre ha marcato infatti tre mesi esatti da quando le nostre volontarie hanno iniziato la loro avventura bosniaca.
Sono stati tre mesi molto intensi, ricchi di nuove esperienze, volti ed emozioni per le quattro giovani che si sono inserite nel team operativo bosniaco attivo sia nei Social Cafè che IPSIA gestisce all’interno dei campi per migranti in transito lungo la Rotta Balcanica di Lipa e Borići, sia nell’organizzazione di attività con la popolazione locale.
Oltre all’inserimento nel contesto lavorativo, questi primi mesi sono stati dedicati alla scoperta dei luoghi e della cultura che nei prossimi mesi faranno da sfondo alle vite delle nostre volontarie. Il tempo è così volato tra le lezioni di lingua bosniaca, qualche gita fuori porta e le chiacchierate con i nuovi amici locals seduti sulla riva della Una, il fiume che attraversa Bihać e le cui acque color smeraldo rappresentano una grande risorsa naturale, culturale e turistica per la città, avendone influenzato storia e tradizioni e attirando molti turisti appassionati di paesaggi e natura incontaminati.
Nei mesi estivi, quindi, le nuove volontarie hanno potuto osservare le strade e i locali della città popolarsi di molte persone provenienti da diversi angoli del mondo: abitanti del posto, turisti, migranti in transito ma anche membri della diaspora che ritornano dai loro cari per le vacanze. Infatti, un fattore che ha da sempre caratterizzato la società bosniaca sono le migrazioni, tanto attraverso la regione quanto in uscita. La Bosnia Erzegovina è il paese con il più alto tasso di emigrazione in Europa, e Bihać non fa certo eccezione: solo tra il 2019 e il 2023 la città ha perso circa un quarto dei suoi abitanti. La gran parte di coloro che se ne vanno sono giovani tra i 18 e i 35 anni che non vedono futuro in una società che deve fare i conti con numerose sfide, tra cui i retaggi della guerra degli anni ‘90 e il permeare di un conflitto latente tra i vari gruppi nazionali presenti nel Paese, un alto tasso di disoccupazione, e – nonostante il grande potenziale turistico – una generale scarsità di opportunità economiche. Fra coloro che rimangono, questi elementi spesso portano ad una sfiducia verso le istituzioni e un generale disinteresse per la vita pubblica, risultando in una società molto divisa e poco attiva dal punto di vista civico.
A tutte queste problematiche si aggiunge la questione dei migranti sulla Rotta che, in particolare a partire dalla primavera del 2018, ha cominciato a interessare il cantone dell’Una-Sana e la città di Bihać. Nonostante l’andamento altalenante nel numero di arrivi in città, negli ultimi anni il problema di gestire i flussi di persone in transito è rimasto una costante, rappresentando una grande sfida per le istituzioni locali e contribuendo ad esacerbare una retorica divisiva in una comunità già molto frammentata.
In questo contesto si inserisce il lavoro di IPSIA e delle nostre nuove volontarie di Servizio Civile. Da un lato, c’è l’impegno coi migranti in transito attraverso attività di supporto psico-sociale nei Social Cafè, dove un caffè o un te offerto diventano pretesto per dare parole di conforto e restituire un po’ di umanità a persone che troppo spesso vengono trattate come problemi da risolvere più che come esseri umani. Dall’altro, attività con la popolazione locale, volte non solo a sensibilizzarla sulle tematiche migratorie e a creare occasioni di incontro fra i locals e le persone in transito in modo da promuovere una maggiore comprensione reciproca, ma anche a stimolare la socializzazione e un maggiore attivismo civico da parte della cittadinanza, considerati strumenti essenziali per superare le divisioni e promuovere lo sviluppo del Paese.