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La tela bianca
13
Set
2024

La tela bianca

È estate a Bihać, e il comune ha organizzato una scuola estiva per bambini di diverse età. Uno dei laboratori più popolari è quello d’arte. Durante una delle ultime lezioni, in vista di una mostra, ci è stato chiesto di unirci per aiutare a gestire tutti quei bambini. Anche i bambini del campo di transito di Borići saranno presenti, accompagnati da Save the Children. Appena sentiamo i loro nomi, ci emozioniamo. Li conosciamo bene e ci siamo affezionate a loro. Sono schivi in quella nuova situazione e forse anche noi ci comportiamo un po’ da mamma chioccia, ma sembrano anche molto curiosi di iniziare. Tutti prendono posto e si inizia, l’insegnante prova a dare alcune linee guida, un tema, ma ben pochi le danno retta. Chi più sicuro, chi con già un’idea pronta, chi chiamando l’insegnante per dei consigli, ma ben presto tutti sono all’opera. Le differenze notate sono tante, maggiore insicurezza, tratti meno decisi, più “parsimonia” nell’uso dei colori, ma ciò che mi ha colpito maggiormente sono stati i soggetti scelti. In mezzo a principesse, personaggi di manga e sirene, è stato molto facile individuare quelli fatti dai bambini di Borići.

Cinque bambini diversi, con storie simili, certo, messi davanti ad una tela bianca e senza linee guida, hanno disegnato la stessa cosa: una casa.

Si dice che tutti i bambini del mondo siano uguali, che tutti parlano la stessa lingua, quella del gioco. Vorremmo persino credere che tutti loro abbiano gli stessi desideri, gli stessi sogni. Ma chi è che decide i sogni concessi? Anni fa mi venne posta questa domanda durante un seminario, una provocazione volta non tanto a suscitare un senso di ribellione ma quanto più a farci riflettere su come persino una cosa intima come i sogni, persino la nostra capacità di immaginare, sia legata e guidata, qualche volta addirittura forzata, da ciò che ci circonda, perdendo chissà quanto.