È possibile coltivare fuori dal terreno? Sì, grazie alla tecnica di coltivazione idroponica, in cui l’acqua sostituisce il suolo. È una tecnica molto antica, fatta risalire ai giardini pensili di Babilonia durante il VI secolo a.C. Tuttavia è solo negli ultimi due secoli che questa tecnologia ha cominciato a diffondersi ed è stata studiata in maniera più sistematica e approfondita. Nonostante non si sia ancora assistito ad un boom nel suo utilizzo, questa tecnica presenta diversi vantaggi, e può risultare una risorsa soprattutto per quelle zone dove la disponibilità di suolo per la coltivazione è ridotta e dove vi è uno scarso accesso alle risorse idriche.
Per questo un numero crescente di imprese IT e organismi di cooperazione attivi nei paesi africani stanno avviando sperimentazioni in questo settore. Grazie all’interesse dei servizi civili attualmente in Kenya, anche Ipsia e il partner locale Laikipia Permaculture Centre hanno avviato un ragionamento circa possibili applicazioni all’interno della demo farm di LPC, dopo la sperimentazione dei sistemi di irrigazione automatica delle serre realizzata all’interno del bando Coopen.
Normalmente le piante sono coltivate nel terreno dal quale ricavano tutte le sostanze nutritive che necessitano per crescere. Nel sistema a idroponica, invece, il suolo viene sostituito dall’acqua e le radici delle piante sono immerse direttamente o indirettamente – attraverso un composto di argilla, sabbia o altro materiale – nel liquido, dal quale assorbono il nutrimento necessario.
Per aumentare la produttiva di questa tecnologia l’acqua utilizzata può essere prelevata da un altro tipo di sistema detto di acquacoltura. Si tratta di un habitat, naturale o artificiale, dove vivono pesci e altri organismi acquatici che contribuiscono, con le loro normali funzioni, a rendere l’acqua ricca di sostanze nutritive. Questo processo non è unidirezionale, ma apporta benefici a entrambi i sistemi. L’acqua, carica di nutrienti, una volta inserita nell’idroponica, viene assorbita e purificata dalle radici delle piante per poi ritornare nell’habitat dei pesci, permettendo così a quest’ecosistema di rigenerarsi in continuazione.
La sfida principale di questo sistema è rappresentata dal fornire l’adeguato apporto di nutrimento e di ossigeno attraverso l’acqua, la stessa che la pianta normalmente assorbirebbe dal terreno.
I possibili vantaggi sono molti:
- Risparmio di grandi quantità di acqua, grazie al recupero e al riutilizzo della stessa;
- Miglioramento della qualità, la resa e la velocità di produzione grazie a un migliore controllo delle sostanze nutritive e una maggior assorbimento delle stesse;
- Riduzione della diffusione di malattie legate ai parassiti, grazie all’assenza di terreno o di sostanze organiche.
Il sistema pilota installato presso LPC è molto semplice e utilizza materiale di scarto: è costituito da un tubo in pvc forato lungo tutto il perimetro, in modo da inserire le piante, e alle estremità, per permettere il ricircolo dell’acqua, che per ora avviene in maniera manuale. L’acqua viene prelevata direttamente da un laghetto dove LPC sta tentando di avviare l’allevamento di pesci per il proprio ristorante organico. Pesci e batteri presenti nell’acqua risultano fondamentali per “nutrire” l’idroponica: i primi attraverso gli scarti producono sostante nutritive; mentre i secondi replicano i processi naturali che avvengono nel terreno.
La tecnologia idroponica è stata installata per verificarne la fattibilità, e nel caso, replicarne il funzionamento nei gruppi diffusi nelle aree più remote e aride di Laikipia. Così facendo si potrebbe offrire una soluzione alternativa a comunità la cui disponibilità di acqua è ancora legata alle piogge, non disponendo di acqua dal sottosuolo, e a causa dell’acuta siccità del Paese non sono ancora in grado di svolgere attività agricole in modo costante e con rese sostenibili. In alcune aree della contea non piove ormai da un anno e mezzo, e anche soluzioni tecniche di accumulo dell’acqua quali le sand dams o i rock catchment tanks risultano ormai inefficaci.
Photo from https://eu.rgj.com/story/life/food/2019/02/14/innovative-nevada-farm-uses-fish-and-tomatoes-grow-each-other/2793006002/