Quello che sta accadendo in questi ultimi giorni al confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia è conseguenza di una situazione che si protrae da mesi. Le manifestazioni di questi giorni rappresentano la prima grande protesta di piazza dei cittadini di Bihać (BiH) seguite da quelle dei migranti stessi.
Alla manifestazione cittadina hanno preso parte centinaia di persone ed è la prima volta che si vede in città, dopo anni, una manifestazione così imponente. Ce n'erano state altre quest'estate ma alle quali c'era stata poca partecipazione. Non è stata una protesta contro la presenza dei migranti ma contro il modo con cui si sta gestendo la situazione dei migranti. L'adesione massiccia di questi tre giorni dimostra che si è arrivati a un limite, anche perché effettivamente il numero dei migranti in questo territorio si stima sia arrivato tra le 3 e le 5mila persone.
IPSIA, in questi mesi di collaborazione con la Croce Rossa di Bihać e altri gruppi e associazioni in attività di accoglienza e sostegno dei migranti, ha potuto seguire da vicino la situazione a Bihać dove i migranti, per lo più uomini soli, sono accampati in edifici fatiscenti appena fuori dal centro abitati e sguarniti di tutto.
Silvia Maraone, esperta di migrazioni opera per Ipsia lungo la rotta balcanica fin dal 2015, racconta questi ultimi giorni:
Il disagio dei migranti e la protesta
Dal campo informale di Velika Kladuša si sono mossi tra i 200 e i 300 migranti in direzione della frontiera tra Bosnia Erzegovina e Croazia con l'intenzione di passarla ed entrare così nell'UE. Un paio di ore dopo di loro si sono incamminate anche delle famiglie, quindi adulti con bambini, dall'Hotel di Sedra in direzione di Bihać.
Il primo gruppo è arrivato al posto di frontiera di Maljevac ma dopo alcune ore, trovando il blocco della polizia, è tornato indietro. Il secondo gruppo di circa 100 persone è arrivato a Bihać scortato dalla polizia bosniaca, si è fermato per qualche ora e poi ha deciso di proseguire verso il confine di Izačić. Sono arrivati qui ieri sera e vi hanno passato la notte. Diversi cittadini del paesino di Izačić li hanno sostenuti distribuendo cibo, bevande calde e rimanendo a parlare con loro.
In questi ultimi giorni la polizia, a seguito delle proteste dei cittadini, sta facendo tornare indietro verso Sarajevo, tramite autobus, i migranti che arrivano di notte con i treni nel Cantone dell'Una-Sana, con direzione il nuovo campo di Hadžići. Questo sta portando ad una escalation della situazione e a scontri tra polizia e migranti ai confini.
Un'accoglienza dignitosa e organizzata?
Per ora abbiamo ricevuto proprio ieri la notizia dell'apertura di un nuovo campo che dovrebbe migliorare la qualità della vita dei migranti e permettere così di sgomberare sia il campo informale di Velika Kladuša in cui i migranti vivono all'aperto sotto le tende che il fatiscente Dom "Borići". E' stata finalmente individuata una fabbrica, la Bira, che si trova vicino alla stazione di Bihać, che stiamo aspettando venga messa in fuzione a seguito dei tender di IOM per l'installazione di 200 container abitativi e 20 container igienici.
Mentre abbiamo saputo, alla riunione di coordinamento avvenuta qualche giorno a Sarajevo, che la caserma ad Hadžići situatata a sud-est di Sarajevo in grado di ospitare fino a 300 persone è stata messa in funzione.
Tutto questo di certo non fermerà il flusso e il tentativo, da parte di queste persone di paesi come il Pakistan, l'Afghanistan o l'Iran e che sono in viaggio da anni, di varcare le porte dell'Unione.
Ecco le ultime interviste di Silvia Maraone:
Radio InBlu: 25/10/2018 - Radio Onda d'Urto: 23/10/2018 - Radio Popolare: 23/10/2018
Intervista a Silvia Maraone pubblicata originariamente su OBC Transeuropa
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